Festival

Confesso che i sogni migliori
li faccio seduto in poltrona:
la sera mi appisolo piano
cercando di ben digerire
il tedio, la cena e la vita.
Ma ieri davvero era strano
ciò che mi è passato davanti:
saranno gli acciacchi del tempo,
o forse ho mangiato pesante.
Mi è parso così di vedere
tra odi balletti e canzoni
il vario ed umano serraglio
che ammorba gli italici giorni
offrir la serata di gala
riunito nel tempio dei fiori.
Ho visto le solite cose
che osservo durante la veglia:
un abile cerimoniere
che àdula il suo direttore,
e un comico furbo di corte
che scherza con il suo padrone;
poi gli ospiti d’oltrefrontiera,
son belli e ancor meglio se muti.
C’è musica per ogni gusto,
la gente più bella è in platea,
ma poi come sempre puntuale
chi paga lo sfizio ed il conto
è il povero utente finale.
Non è forse questo lo specchio
di come funziona il paese?
La finta polemica scalda
e aumenta i livelli di ascolto:
si nota di più se mi indigno
o applaudo al pensier liberato?
La scaltra e ruffiana miscela
solletica l’inclita e il colto,
a turno ti viene servito
lo scandalo e il buon sentimento,
tra seni, papponi, coniglie
e poveri bimbi malati,
con lazzi per vecchie caserme
e appelli per buone intenzioni.
C’è il canto che abbraccia i migranti
e quello che piange sui figli,
ma poi il piatto forte è servito
col gay che si pente e si scusa.
Giammai questo strano paese
proscenio di mostri ed orrori
si stanca di mettere in scena
l’ipocrita farsa buffona:
ragione ha quel tipo arrabbiato
con l’ultima delle canzoni:
son sempre le solite note,
l’Italia ci ha rotto i marroni.
A un tratto mi sveglio sudato
pervaso da sdegno e magone,
e cambio canale schifato
da tanto molesto pensiero.
C’è in onda un telegiornale
coi guitti e i giullari di sempre:
han volti di stinchi di santo
più candidi di Biancaneve,
e infatti la faccia più tosta
l’ha proprio chi ci rappresenta,
un uomo all’altezza dei tempi
in questo giardino di nani.

Il Temporeggiatore

Cronache suine

 

Suino

 

Tu hai un figlio di sette anni con un filo di tosse che non si spezza e metà della classe scomparsa sotto le lenzuola, compresa la bambina a cui dice di aver dato un bacio sulla bocca (a sette anni, depravato!). Vuoi sapere se rischia la peste o una semplice costipazione. Compulsi il comunicato di una associazione di pediatri. Sostiene che bisogna vaccinare tutti i bambini, ma che i vaccini non ci sono. Stai per lanciarti a testa bassa contro la serranda di una farmacia quando sul telefonino appare un comunicato: è un’altra associazione di pediatri, che gentilmente ti informa che i vaccini ci sono, ma i bambini non vanno vaccinati. Stai per impazzire. Compri i giornali. Quelli d’opposizione dipingono scenari a metà fra la bidonville e il lazzaretto. Quelli governativi trattano la suina con lo stesso divertito distacco di un raffreddore da fieno. Possibile che anche l’influenza debba essere di destra o di sinistra? Vorresti un’influenza tranquilla, un’influenza Udc. Accendi il televisore per la conferenza del viceministro Fazio. Hai bisogno del verbo rassicurante dell’Autorità. Compare un signore involuto e palesemente a disagio con il microfono: così poco berlusconiano che, se lo vede il Principale, per la rabbia gli attacca la scarlattina. Spegni, più agitato di prima. Arriva un dispaccio d’agenzia: dei ricercatori inglesi garantiscono che i baci rafforzano il sistema immunitario, purché i baciatori si scambino effluvi da almeno sei mesi. Chiedi a tuo figlio quante volte ha baciato la bambina. Soltanto una, dice lui per tranquillizzarti.  E tu ti disperi.

MASSIMO GRAMELLINI   (da Buongiorno – La Stampa)